Marte, l'ultima frontiera by Marcello Coradini

Marte, l'ultima frontiera by Marcello Coradini

autore:Marcello, Coradini [Coradini, Marcello]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: La cultura scientifica, Farsi un'idea
ISBN: 9788815322746
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


L’evoluzione della superficie nel corso delle ere geologiche

Nel corso dell’era noachiana Marte si è consolidato come pianeta assumendo una struttura generale non troppo dissimile dall’attuale. Chiaramente la superficie nel corso degli ultimi 3,5 miliardi di anni ha continuato a evolversi, ma le caratteristiche globali sono rimaste invariate. Mi riferisco in particolare alla densità media di Marte che è dell’ordine di 3,9 gr/cm3, più bassa del valore terrestre di 5,5 gr/cm3, e della densità del suo mantello, che con un valore di 3,5 gr/cm3 è leggermente più alta del valore terrestre (3,34 gr/cm3). Come dobbiamo interpretare queste differenze? In prima approssimazione possiamo dire che la Terra ha molto più ferro nel nucleo, mentre Marte ha più ferro nel mantello, come del resto ci confermano le misure spettroscopiche eseguite da satelliti e lander. Non esiste ancora una spiegazione solida e accettata per questa differenza di densità tra Marte e Terra, comunque possiamo azzardare la seguente considerazione: nel corso della formazione dei pianeti non c’era apparentemente una distribuzione totalmente omogenea degli elementi chimici e dei loro derivati neanche all’interno della ristretta zona di formazione dei pianeti tellurici.

L’era noachiana fu probabilmente caratterizzata da un’atmosfera densa e abbondante acqua allo stato liquido sulla superficie. Allo stato attuale delle conoscenze sembrerebbe che gran parte delle morfologie di tipo idrologico si siano formate in questo periodo e dovrebbero, quindi, avere un’età di almeno 3,5 miliardi di anni. Insisto nell’uso del condizionale poiché l’aspetto di gran parte dei letti di antichi fiumi e dei paleolaghi è molto più «fresco» di quanto dovrebbe apparire da morfologie così antiche. Perché l’intenso bombardamento meteoritico, l’erosione eolica, la rideposizione di sabbie, il vulcanismo ancora intenso e altri fenomeni ambientali che contribuiscono al degrado delle strutture morfologiche superficiali non hanno cancellato le strutture fluviali? Qual è stato il tempo di vita delle strutture idrologiche? 100 mila, 1 milione, 10 milioni o addirittura 100 milioni di anni? Le diffuse strutture fluviali sia in estensione che in profondità mostrano che il ciclo dell’acqua (pioggia/sorgenti/evaporazione/condensazione/pioggia/rigenerazione bacini) è durato molto a lungo. Inoltre una struttura idrologica così complessa e duratura non può avere carattere locale (anche a livello meteorologico): chiaramente c’è qualcosa che ci sfugge; un anello di congiunzione tra l’idrogeologia e la mineralogia dei basalti.

Marte continua a nasconderci qualche avvenimento fondamentale che forse scopriremo con le missioni future, se progettate in modo mirato. Del resto l’evoluzione del nostro pianeta era ancora inspiegabile ai primi del Novecento!

L’era esperiana è testimone del grande cambiamento climatico di Marte: l’atmosfera si attenua, la temperatura diminuisce, il ciclo dell’acqua e i fenomeni pluviali diventano sempre più deboli. Esistono tracce evidenti di flussi idrici catastrofici forse provocati dal repentino sciogliersi di ghiacci al contatto con lave ardenti. Questi fenomeni provocano rimodellamenti della morfologia superficiale a scala planetaria. Il problema inspiegato è perché il clima sia così radicalmente cambiato: cause endogene (l’affievolirsi del campo magnetico che favorisce l’erosione dell’atmosfera da parte del vento solare) o esogene (un mega impatto che ha spazzato via gran parte dell’atmosfera o che, inclinando brutalmente l’asse di rotazione,



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